Ingredienti pericolosi contenuti nei comuni shampoo

Pubblicato da Redazione il
Rubrica:

Sono stati recentemente divulgati alcuni studi scientifici sulla pericolosità e tossicità dei più noti ingredienti che si trovano nei comuni shampoo (molti dei quali addirittura presentati come "naturali"):

i tensioattivi denominati Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e Sodium Laureth Sulfate (SLES).

• Che cosa sono? 
• Sono effettivamente pericolosi? 
• È vero che possono essere cancerogeni? 
• Dove si trovano? 
• Cosa fare per difendersi da questo eventuale nuovo pericolo della chimica cosmetica di sintesi.

Cosa sono i "tensioattivi"?

Una definizione, semplificata ma esauriente, è la seguente: sostanze ad attività detergente, in grado di "combinarsi" con le particelle di grasso (per es. lo sporco che si accumula sui capelli) e di asportarlo disperdendole nell'acqua di risciacquo.

I tensioattivi, in altre parole, sono una vasta categoria di "saponi", di per sé utili al fine di detergere, asportare lo sporco-grasso che si è accumulato su una superficie, grazie alla loro proprietà di rendere più "bagnante" e quindi più "pulente" l'acqua applicata a detta superficie. Queste sostanze sono spesso anche schiumogene, nel senso che provocano la formazione di schiuma.

Il primo tensioattivo usato come detergente è stato il comune sapone (sale alcalino di acido grasso).

In natura esistono sostanze tensioattive note come "saponine" in quanto, sbattute con acqua, producono schiuma. Sono ben note le saponine della Saponaria e della Quillaja (legno di Panamà), tutte purtroppo irritanti per la pelle.

I tensioattivi sintetici cosiddetti "anionici" (per esempio SLS e SLES), sono quelli maggiormente usati a scopi puramente detergenti.

Fin qui tutto sembrerebbe filare liscio e anzi parrebbe impossibile ai nostri giorni sopravvivere senza sfruttare l'alta funzione igienica rappresentata da queste sostanze. Tuttavia... Ahimè c'è un tuttavia...

Tensioattivi anionici: effetti negativi per la salute e l'ambiente

Già diversi anni fa il prof. Gianni Proserpio, incaricato di Chimica dei prodotti cosmetici presso la Facoltà di Farmacia dell'Università di Torino, sottolineava gli aspetti negativi dei tensioattivi noti come "alchil solfati" del tipo appunto SLS e SLES:

«La "rivoluzione" nel campo degli shampoo si è verificata all'apparire dei detergenti con radicale solfonico e solfato ...

... Solo di recente le ricerche farmacotossicologiche ed i controlli dermatologici hanno avviato un riesame critico sul loro prolungato uso cutaneo, mettendone in evidenza i limiti fisiologici.

... Anche il parallelo studio della biodegradabilità e dei danni causati in campo ecologico dallâeccessivo consumo (in campo industriale, domestico e cosmetico)... ha ridimensionato gli entusiasmi iniziali. Sembrava agli inizi di aver trovato il detergente ideale: tanta schiuma, nessun problema con acque dure o di mare, pulizia rapida e totale. Ma ecco apparire gli aspetti negativi.

Limitandoci al solo problema cutaneo e capillare, possiamo dire che lâuso continuato di questi tensioattivi ha provocato altri problemi, forse più gravi di quelli causati dai saponi...

Essi, usati in dosi eccessive rispetto alla loro forza lavante (che è almeno quadrupla rispetto ai saponi), sgrassano troppo la pelle ed i capelli, asportando tutte le difese naturali...

Sebo, sudore, fattore idratante così eliminati non sono più in grado di proteggere l'epidermide che diviene più permeabile ai corpi estranei, a partire dallo stesso tensioattivo che penetrando nella cute provoca ulteriori danni.

Uno degli aspetti più deleteri scoperti recentemente di questi tensioattivi solfati o solfonati è la loro enzimotossicità.

Sulla pelle si svolgono infatti numerose attività enzimatiche utili alla vita ed ai processi fisiologici cutanei.

L'azione dei detergenti di sintesi le blocca e provoca a lungo andare, alterazioni profonde. Il primo e più evidente effetto è lo stato di eccessiva secchezza della pelle o l'aspetto devitalizzato dei capelli. I dermofisiologi stanno già da qualche tempo sostenendo che è ora di smetterla con gli shampoo troppo schiumogeni, troppo concentrati e basati sugli alchilsolfati (cioè SLS e SLES - ndr).

Purtroppo è profondamente radicata nel pubblico la convinzione che più un prodotto fa schiuma più deterge e più è efficace. Occorreranno molti anni per far comprendere che una sostanza tensioattiva troppo detergente è più deleteria che utile...» (Lavarsi - i moderni concetti dell'igiene personale - prof. Proserpio - Studio Edizioni sas - Milano).

Sicuramente ci sono voluti molti anni (forse troppi) e molti studi tossicologici e allergologici prima che si cominciasse a capire la reale pericolosità di queste sostanze. Il Sodium Lauryl Sulfate (a tutt'oggi molto usato perfino nei dentifrici!) è ormai diventato uno standard di riferimento per il suo elevato potere irritativo sulla pelle e in generale sull'organismo umano.

In una scala del potere di irritazione da 0 a 10, dove all'acqua normale è assegnato il valore 0, l'SLS raggiunge il valore 10 !

Un recente studio condotto all'University of Georgia Medical College ha dimostrato che l'SLS è in grado di penetrare molto facilmente attraverso la pelle e la membrana oculare, soprattutto nei bambini, causando il possibile insorgere della cataratta nella fase adulta; si deposita per lungo tempo nei tessuti cutanei e raggiunge lentamente il cervello, il cuore, il fegato, ecc.

È stato accertato che l'SLS provoca sensibilizzazione polmonare che genera disfunzioni iperattive delle vie respiratorie e allergia polmonare accompagnate da spossatezza, malessere e dolori. I principali sintomi di esposizione possono perdurare per oltre due anni e comparire sotto l'effetto di numerosi stimoli ambientali non specifici, quali gas di scarico degli autoveicoli, profumi e fumo passivo.

Recenti esperimenti in Germania hanno dimostrato che sia l'SLS che l'SLES, aggredendo i follicoli piliferi, possono causare la caduta precoce dei capelli. Paradossalmente li troviamo persino in shampoo cosiddetti "anticaduta"!

L'effetto irritante di questi tensioattivi sembra crescere in modo proporzionale alla loro concentrazione nei prodotti finiti. Una Commissione del Cosmetic Ingredient Review negli Stati Uniti ha recentemente stabilito che questi ingredienti non sono di per sé cancerogeni, ma già ad una concentrazione del 2%, essi possono causare alcune forme di irritazione cutanea e, più tempo rimangono a contatto con la cute, maggiore è l'intensità di tale irritazione.

Purtroppo quello che gli studiosi omettono di dire è che, nei comuni shampoo economici che si trovano in commercio, la concentrazione arriva nella stragrande maggioranza dei casi al 10%!

Essendo ingredienti assai poco costosi (tanta schiuma a basso costo), vengono utilizzati in alcuni shampoo economici a concentrazioni anche del 30%. Cosa questa che comunque il consumatore medio non è in grado di sapere a priori, perché i produttori non hanno l'obbligo di evidenziare in etichetta le percentuali quantitative degli ingredienti presenti in un prodotto cosmetico.

E allora? Quali difese ha il consumatore, aggredito dagli spot e dagli slogan pubblicitari dell'ultimo delicatissimo shampoo accompagnato da immagini di capelli rigogliosi, luminosi, morbidi, corposi e puliti, riprodotti mentre ondeggiano lentamente e voluttuosamente, accarezzati da una folata di vento primaverile? E cosa fare se si è stati ormai irretiti dal mito che un buono shampoo deve necessariamente fare tanta schiuma?

Cosa fare

• Osservare attentamente l'elenco degli ingredienti presenti in etichetta (per legge della Comunità Europea, tutti gli ingredienti di un prodotto cosmetico devono essere elencati in ordine decrescente di concentrazione, se superano l'1%; in ordine sparso, se sono presenti a concentrazione inferiore).

• Osservare se tra i vari ingredienti compaiono le parole "... lauryl sulfate" o "... laureth sulfate"; se le individuate, beh ... adesso sapete con chi avete a che fare!

• Capire che la schiuma determina la qualità di un buon cappuccino, ma non quella di uno shampoo!

Gabriele Segalla 
Biochimico