LEGGI: cosa sono e a cosa servono (o a cosa dovrebbero servire…)

Pubblicato da Redazione il
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Secondo il dizionario della lingua italiana la legge è «Ogni norma o complesso di norme che regolano la condotta individuale o sociale degli uomini». Una definizione migliore dovrebbe includere il concetto «affinché essi vivano in libertà e nel rispetto delle libertà altrui».

È facile constatare come le leggi siano diverse da paese a paese, addirittura nelle federazioni ogni singolo Stato ha le proprie leggi, che sono diverse magari da quelle dello Stato adiacente. È altrettanto facile notare che ciò che era legale ieri non lo è più oggi, e viceversa. Vediamo, inoltre, come all'interno di un'unica realtà sociale (ad esempio l'Italia) vi siano le leggi dello Stato suddivise in leggi penali, civili, fiscali, leggi di pubblica sicurezza, leggi locali (che sono tante quante le amministrazioni locali), c'è il codice della strada, e via di seguito. In buona sostanza una vera e propria "babilonia" nella quale non si sanno districare nemmeno gli esperti, i quali sono dovuti ricorrere alle specializzazioni (avvocato penalista, civilista, fiscalista, divorzista, esperto del lavoro, ad libidum).

Or bene, come possa un cittadino qualsiasi conoscere quali siano i propri doveri e i propri diritti, sapere quando sta infrangendo la legge e quando no, è del tutto un mistero. Se poi ci si prende la briga di vedere quante leggi, leggine, regole e regolucce, vengono sfornate in continuazione nei vari ambiti, nel tentativo di "regolamentarci" la vita, si potrebbe essere colti dallo sconforto.

Sembra che ogni persona abbia una grandissima opinione di sé contrapposta ad una pessima opinione degli altri, per cui si sente in dovere di dettare agli altri le proprie regole. Questo vale in tutti i campi, dal capofamiglia al capo reparto di una fabbrica su fino ai primi ministri, i presidenti, i re e gli imperatori. Succede quindi che quando una persona arriva ad occupare un posto di potere inizia a promulgare nuove leggi, le sue leggi, dettate non dal buonsenso o dalla assoluta necessità, bensì dalle sue personalissime opinioni sul come gli altri si debbano comportare. Abbiamo così giornalmente nuove leggi, spesso insensate, intrise di sanzioni e pene per coloro i quali oseranno trasgredirle. E intanto il numero di pagine dei vari Codici aumenta a dismisura, così come aumenta l'oggettiva incapacità dei cittadini di poter conoscere, comprendere e usare tali Codici.

Un esempio concreto, su un soggetto conosciuto ai più, lo abbiamo avuto con l'introduzione della cintura di sicurezza. Qualcuno, burlescamente, sostiene che la si è resa obbligatoria perché così, in caso di incidente, i feriti o i morti rimangono incastrati nella macchina e non imbrattano di sangue l'asfalto. Ci è stato insegnato che la cintura "salva" la vita sempre e comunque. Nessuno mai ci ha detto quanti siano rimasti feriti o siano morti proprio a causa della cintura di sicurezza che li ha intrappolati all'interno del veicolo. Questo non si dice, non si deve sapere. Pensare così è contro la legge e, soprattutto, contro le opinioni del suo estensore.

Un'altra "stranezza" delle leggi è che sono sempre repressive; al massimo, in rari casi, sono preventive. Non esistono leggi premianti (sembra che solo nell'antica Cina ne furono istituite). Non sarebbe più equo se ogni anno i cittadini che non avessero commesso reati fossero in qualche modo premiati? Ad esempio, ritornando al codice della strada, poiché si parla dell'introduzione della patente a punti (cioè ad ogni infrazione vengono sottratti un certo numero di punti esauriti i quali la patente viene ritirata), si dovrebbero dare dei punti premio in più a coloro che hanno "guidato bene" senza causare incidenti. Invece in genere si fa una nuova legge che mette altre regole da rispettare. È come se il legislatore di turno dicesse: «Sei un bravo cittadino? Non hai infranto nessuna legge? Male! faremo nuove ed aggiuntive leggi, ancora più insensate e difficili da rispettare e vedrai che prima o poi anche tu cadrai in trappola». Per quanto possa sembrare assurdo ed incredibile, questo è il meccanismo che regola le attuali legislazioni del pianeta: creare i trasgressori e poi punirli.

Non a caso la maggior parte delle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, vigili) sono quotidianamente impegnate nel controllo delle infrazioni al codice della strada, anche con l'ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, al fine di "colpire duro i criminali" del volante. Un esempio emblematico ci è dato dall'Amministrazione del Comune di Milano che, come riportato dal Corriere del 16/07/2001, ha stabilito un tetto di multe che ogni vigile urbano deve elevare giornalmente. I tentativi di controllare e di cogliere in fallo i cittadini "comuni", per peccati tutto sommato veniali (sempre che di peccati si tratti) si sprecano.

È altresì notorio, e veramente vergognoso, che le varie amministrazioni comunali rimpinguino le loro casse con l'ausilio dell'autovelox piazzato in punti "strategici": dei veri e propri agguati a tradimento. Sorge spontanea la domanda: ma siamo sicuri che questi governanti, questi amministratori e questi tutori dell'ordine siano al servizio dei cittadini? L'impressione è che essi "odìno" i cittadini e che godano perversamente nell'importunarli e castigarli con un controllo da space opera (alcuni autori di fantascienza narrano di società future raccapriccianti, ma ci stiamo arrivando anche noi con grande impegno).

Mentre da una parte è evidente, a nostro giudizio, l'assoluta arbitrarietà di tali leggi, dall'altra è altrettanto evidente il motivo della loro introduzione: proprio a causa della loro arbitrarietà ed iniquità, esse creeranno dei trasgressori ai quali verranno inevitabilmente elevate numerosissime contravvenzioni, così facendo si procurerà un gettito enorme per le casse degli enti pubblici, i quali lo utilizzeranno per sanare i deficit di bilancio, frutto principalmente dell'incompetenza delle amministrazioni, quelle stesse amministrazioni, e quegli stessi amministratori, che strillano affinché si introducano nuove norme e si puniscano i trasgressori.

Fin qua abbiamo visto cosa sono e a cosa servono le leggi odierne: sono le opinioni del "potente" (politico, amministratore) di turno che obbligando il suo popolo "per legge" a seguire le sue opinioni personali crea trasgressori e "fuorilegge" tra coloro che la pensano diversamente. Inoltre il continuo ricambio dei governi, smaniosi di "cambiare le regole" emanate dai loro predecessori, porta al varo di ulteriori leggi che rendono impossibile a chiunque una vita nella legalità. Mentre l'applicazione di leggi vessatrici e persecutorie, come il controllo degli automobilisti (ma è solo un esempio, in ambito fiscale ve ne sono parecchi altri, non a caso il fenomeno dell'evasione fiscale è vasto, oppure si pensi alla ridicola questione delle quote latte in agricoltura, oppure alla classificazione per legge dei cibi doc) porta alla trasgressione "forzata" e ad una ribellione serpeggiante (ora con le nuove leggi europee ne stiamo vedendo delle "belle" e ne vedremo sempre più).

Da ciò, senza farla troppo lunga, potremmo ricavare le seguenti massime:

1) Più alto è il numero delle leggi, maggiori sono le arbitrarietà in esse contenute.

2) Più alto è il numero delle leggi, minore la loro trasmettibilità ai cittadini, la loro comprensione e, in ultima analisi, la loro efficacia nel regolamentare un corretto ordine sociale.

3) Più alto è il numero delle leggi, maggiore è la forza repressiva necessaria nel tentativo di farle seguire.

4) Più alto è il numero delle leggi, minore è la libertà dei singoli individui i quali, sentendosi costantemente forzati a seguire leggi che non conoscono o che non condividono, svilupperanno irresponsabilità civile anziché responsabilità, necessitando così di sempre maggior controllo e repressione.

Cosa dovrebbero essere e a cosa dovrebbero servire le leggi

Le leggi, ovviamente, sono necessarie, altrimenti vivremmo nel caos più completo dove chiunque si sentirebbe "libero" di invadere le libertà altrui. Tuttavia, dovrebbero essere delle norme basate sul buonsenso e sulle leggi naturali intrinseche all'Uomo e alla Vita.

Prima tra tutte le leggi naturali è la libertà di vivere in tutte le sue espressioni, così come sono state ben formulate nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e, in ambito italiano, nella prima parte della nostra Costituzione. Queste però, anziché essere le leggi da applicarsi, sono diventate delle "linee guida" su cui è stato costruito parte del guazzabuglio che abbiamo, il quale a volte è in contrasto con i dettami delle succitate "guide". Inoltre, leggi precedenti, superate e spesso contrastanti con i nuovi criteri democratici, vengono tenute in vita formando l'altra parte dell'attuale guazzabuglio giuridico: è il caso del Codice Rocco, il Codice Fascista che tutt'oggi compone lo "zoccolo duro" del nostro codice penale, nonostante il Fascismo sia stato rinnegato, perlomeno dagli attuali schieramenti parlamentari.

Le leggi, inoltre, non dovrebbero essere usate per "schiavizzare" subdolamente l'uomo moderno imponendogli stili di vita, comportamenti e, in poche parole, dicendogli cosa fare, come e quando in tutti gli aspetti della vita. Ritornando all'esempio della cintura di sicurezza, sicuramente in alcuni casi ha salvato delle vite, ma altrettanto sicuramente in altri casi è stata causa di morti e in altri ancora il non averla indossata ha evitato guai peggiori: perché allora non rendere obbligatoria la sua installazione sui veicoli, ma lasciare poi al singolo individuo la libertà di scegliere se e quando usarla?

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