Pseudoscienza religione e cartomanti

Pubblicato da Redazione il
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Nel corso della nostra esistenza è naturale vivere dei periodi difficili, proprio neri, di quelli che ci rimettono in gioco nel nostro più profondo, nelle nostre radicali concezioni dell’essere, e che alla fine non sappiamo neppure se riusciremo a sopravvivere e se ce la faremo non conosciamo in quali terribili condizioni.

Ed allora? Che fare? Ecco che qualche amico mago, propone il “rito di liberazione”, un lavoro di “cento giorni” su una foto. Costo: a partire dai due mila euro. Toglie la negatività che ci sta portando alla fossa. Il male avanza. Ed allora l’operatore dell’occulto è prontissimo a fare un ottimo lavoro per la nostra salvezza.

Molti che sono vissuti all’interno della Religione Cattolica, si pentono dei propri peccati, e si comunicano, mentre il mago sentenzia, con un secco: “Dio si fa il suo lavoro ed io mi faccio il mio!”, che non lascia alcun margine di replica. E lo psichiatra? Propone la sua soluzione. Anche lui non ha bisogno di interventi dall’alto. Si fa il suo lavoro di medico.

Ma per qualcuno questo dio non è poi così inutile: il parroco del paese si allarma a sentire parlare di “rito pagano”. Per lui queste pratiche sono opera del male per distruggere l’uomo. Propone la frequentazione assidua della pratiche religiose.

Ma altri, me compresa, nella Chiesa Cattolica hanno trovato solo ipocrisia, e nessuna umanità, che ha aggiunto tanta sofferenza nella nostra vita; un’altra esperienza assolutamente negativa e distruttiva, che non si intende certo ripetere, al pari di quella dallo psichiatra, che può arrecare distruzione fisica e mentale.

Ed allora che fare? Dove andare?

Qualche giorno fa ho letto uno scritto pubblicato su internet: Psichiatria e religione. Nuovi orizzonti dell’omologazione di Andrea Franzoni. 
Vi trovo in esso una grande analisi, che pienamente condivido e che accumuna tra di loro religione e psichiatria. Entrambe, mirerebbero all’omologazione e quindi al controllo sociale. Credo comunque che la questione vada approfondita. A mio avviso occorre scendere più a fondo, con concretezza ed esempi pratici. Ed allora le similitudini non mancano. 

Peccatore e malato mentale, clero e psichiatri, santità, retta via, retta coscienza e normalità, ed altro ancora.

Un tempo c’era il peccatore, ora fortemente in disuso, almeno nella sua concezione classica di colui che ha violato le leggi di dio e che quindi ha deviato dalla retta via, in pensieri, parole, opere ed omissioni. Costui deve riconoscere il proprio peccato, pentirsi, ritornare nella giusta direzione e non commetterlo mai più. Qualche secolo fa qualcuno che persisteva nelle proprie idee e non ne voleva sapere di questo pentimento finiva bruciato vivo sul rogo: purificato.

Oggi abbiamo il malato mentale. Chi è costui? Colui che ha la psiche ammalata. Il cervello malato? No. Ancora, a quanto ci risulta uno “schizzato” ha lo stesso cervello “sano” di uno “non schizzato”: si presume che ce l’abbia diverso, ma la scienza, per definirsi tale e non scivolare nella superstizione, o peggio nell’oscurantismo distruttivo, ha bisogno di dati certi e concreti: materiali, di fisica e di chimica, e non si può certo reggere sui: “si presume”, senza dati ripetibili, biologici.

Ed allora questo malato mentale (presunto a questo punto) ha la psiche ammalata… ma la psiche non si chiamava prima anima? E l’anima non ci univa a dio?

Quindi, possiamo concludere che quando parliamo di tale soggetto parliamo di colui che assume dei comportamenti, che fa delle cose sbagliate, che è esso stesso sbagliato, o meglio, per essere più precisi, ha il pensiero non corretto. Ma rispetto a cosa?

Non corretto rispetto a dei canoni, (“le malattie”), che qualcuno, non certo un dio ultraterreno, ha stabilito, ma in questo caso l’associazione dei psichiatri americani, con il loro manuale diagnostico e terapeutico dei disturbi mentali: il DSM, ormai giunto alla quarta edizione. Aggiornato ed arricchito periodicamente in collaborazione con le industrie farmaceutiche.

Incontrovertibili ed inconfutabili al pari dei dogmi di fede e dei vizi capitali. 
Il soggetto malato non è normale e và curato per diventarlo, anche se ancora la stessa psichiatria pare che non ci abbia fornito (e non certo su basi scientifiche e certe) un canone univoco di normalità.

Quindi: il peccatore ha violato le leggi di dio ed il malato mentale il DSM, alla sua quarta edizione. Entrambi da correggere. Nel primo caso: conversione, redenzione. Nel secondo caso: cure mediche. In tutti e due: modificazione del pensiero, nel primo: “deviato”, nel secondo: “malato”. Se il peccatore non si converte è dannato per l’eternità, se il malato non si cura disturba ancora di più, con gravi conseguenze al suo carico.

In entrambi i casi si tratta comunque di schemi di comportamento violati.

Retta coscienza e normalità. La religione pretende di discernere senza ombra di dubbio alcuno quali siano i comportamenti corretti secondo l’onnipotente. La pseudoscienza con altrettanta sicurezza incontrovertibile stabilisce cosa sia la normalità, chi non si adegua o meglio non conforma i propri comportamenti a questo canone immaginario, è malato.

Ma chi è il tramite tra dio e il redento e tra la malattia mentale ed il malato?

Gli eletti, o meglio gli esperti. Coloro che hanno la perfetta ed assoluta conoscenza dell’oggetto in questione. Nel caso della religione, il clero, o i santoni a seconda se parliamo di religione monoteista (cattolicesimo e similari) o di altro.

Ciò che accumuna clero e psichiatri è il potere sulla persona. Senza il tramite del prete non si và a dio, senza il tramite dello psichiatra non si fa parte della società.

Dio e malattia mentale. Due concetti però che fino adesso, nella storia dell’umanità, non hanno spiegazione reale. Razionale. Per i loro adepti costituiscono certezze incontrovertibili. Da imporre agli altri spesso con l’inganno e con la violenza. Con una differenza purtroppo terribile. Di dio ne è stata per fortuna messa in discussione l’esistenza assoluta, ed almeno in buona parte del globo, tranne che ne paesi dittatoriali confessionali dove ancora il miscredente è condannato a morte, si è affermato il sacrosanto diritto di vivere senza alcun dio; per la malattia mentale, essendo un’invenzione relativamente recente, diventa più difficile metterne in dubbio l’esistenza, perché la credenza di essa è diffusa e consacrata dalla sua parvenza di scientificità. È come mettere in discussione nel medioevo l’esistenza delle streghe e dell’assoluta necessità di bruciarle sul rogo. Forse peggio ancora. Mi chiedo quanti secoli passeranno, e quanti milioni di vittime della pseudoscienza dovranno esserci per rendersi conto l’umanità, e se mai lo farà, della bestialità distruttiva che ha inventato.

Comunque. Attualmente come il Clero si considera, nel proprio delirio di onnipotenza, il depositario della Verità, della parola di dio, il suo unico interprete, allo stesso modo, con lo stesso delirio, gli psichiatri, gli esperti, si considerano come gli unici conoscitori della psiche umana. La loro parola è” Verità”. Hanno studiato.

Come noi comuni mortali non possiamo conoscere dio se non tramite i miti e i riti dei loro capi e di conseguenza “salvarci”, per loro tramite, così non possiamo conoscere la psiche, se non tramite lo psichiatra o lo psicologo e similari. È ovvio che ciascuna religione ha il suo clero, i suoi miti e i suoi riti di accessione all’onnipotente, al pari delle varie branche della psichiatria e psicologia, con i loro sistemi, spesso divergenti, i loro adepti e le loro certezze incontrovertibili.

La sanzione per chi non si converte è la dannazione eterna, l’inferno. Per chi rifiuta di uniformarsi, è il manicomio, nelle nuove e più subdole formulazioni. Meno appariscenti. Mentre, per i seguaci degli operatori dell’occulto, i castighi per chi non vuole sottomettersi al rito di liberazione dal malocchio, sono una cascata di disgrazie che pioverebbero (il condizionale è d’obbligo) sul malcapitato e sui suoi familiari e beni. Ma al contrario che nella religione e nella pseudoscienza, le truffe, gli inganni, la distruzione delle vite umane, e la mercificazione della sofferenza approdano nelle aule dei tribunali, sempre più spesso. Per quanto riguarda gli stessi crimini commessi dalle altre due le cose sono diverse. Nei secoli passati gli eretici venivano arsi vivi sul rogo: purificati. C’è voluta la Rivoluzione per cambiare le cose. Di recente qualche prete pedofilo è finito in galera, cosa impensabile qualche tempo fa, in quanto godevano di un’immunità che diveniva assoluta quanto più si saliva nelle gerarchiche ecclesiastiche.

Al pari degli psichiatri, che nella nostra società civile, hanno licenza di uccidere, (a parte qualche sporadica inchiesta della Magistratura) sponsorizzati dai mezzi di comunicazione di massa, supportati dalle multinazionali del farmaco, ed infiltrati nel sistema giuridico, come i Nuovi Salvatori dell’umanità. Le cliniche psichiatriche, il manicomio, sono curativi. In tempi di crisi, a gran voce, molti ne caldeggiano il ripristino vecchia maniera. Non è sufficiente la distruzione di vite umane operata dal TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e dalle altre pratiche psichiatriche fondate sull’inganno e sul terrorismo psicologico. Qualche altro propone le nuove Crociate: la prevenzione della malattia mentale, fin dalla culla. Schizofrenia latente.

Nuove vittime senza difesa e senza diritto di parola. “Malati” senza credibilità. Nella logica manicomiale si continuano a perpetrare a danno di persone sofferenti ed indifese gli stessi crimini che si sono commessi nei campi di concentramento nazisti, ma per i matti non esiste il “Giorno della Memoria”.

Religione e pseudoscienza e cartomanti. Si crede per atto di fede.

Fondati su qualcosa che ci appartiene: la paura dell’irrazionale, della morte e della sofferenza, del diverso da noi che scardina le nostre certezze: il matto è uguale a pericoloso.

Al controllo sociale del clero si è sostituito quello dello psichiatra.

Ma vi sarà mai un mondo dove si potrà vivere liberamente nel rispetto della vita altrui? Con tutti i nostri limiti ed i nostri errori? Dove l’umana sofferenza non verrà più chiamata patologia? Ed avrà il rispetto assoluto e la considerazione che merita la vita stessa, perché parte ineludibile di essa? Smetteremo mai di avere paura del diverso e di conseguenza di distruggerlo? O continueremo a conquistarci, così come è stato nei secoli, quegli illusori spazi di libertà continuando a ripetere gli errori e gli orrori del passato?

Dove stiamo andando? È una domanda che mi pongo spesso e non penso di essere la sola. 
Io non so se Dio esiste, inteso come entità soprannaturale. Certo vi sono dei fenomeni in questo mondo che non abbiamo ancora spiegato con la vera scienza e con la ragione, e che forse spiegheremo un giorno, o che forse non spiegheremo mai, perché al di là della stessa ragione, in ogni caso simpatizzo per il Cristianesimo, per Cristo, da non confondere con il cattolicesimo e similari.

Resta comunque il fatto, concreto e reale, che questo concetto di dio, nelle sue varie interpretazioni umane, è stata la più grande invenzione dell’uomo per distruggere l’umanità; in nome suo si sono perpetrati nella storia e si continuano a perpetrare i più grandi crimini, allo stesso modo come in nome della presunta malattia mentale sono stati creati i manicomi. La strada per l’Inferno è sempre lastricata di buone intenzioni. L’inferno di milioni di persone nel mondo, che non hanno commesso alcun crimine, tranne quello di non essere o di non volersi adeguare a questo presunto e quanto mai evanescente concetto di “normalità” sponsorizzato dal più forte.

Prenditi lo psicofarmaco che ti cura, o meglio ti tappa il dolore, qualcuno suggerisce. Solo l’amore di dio per qualche altro ci dovrebbe riempiere l’anima, (anche qui il condizionale è d’obbligo), come se questo dio fosse un tappa buchi che ci colma le nostre mastodontiche carenze affettive. E ci toglie il terrore del domani. Aggiungendo spesso solo sofferenza interiore.

Ma la fede è libertà. Adesione spontanea libera e consapevole. Almeno così si auspica che sia in un contesto laico. Al pari della scelta di come affrontare il proprio disagio interiore e la propria sofferenza, che dovrebbe essere un altrettanto atto di scelta libero e consapevole. E non certo fondarsi su un mito. Personalmente non credo nella interpretazione del mondo interiore che ne dà la pseudoscienza. Si chiama libertà di pensiero e di scelta.

Non credere nell’esistenza della malattia mentale, non significa affatto negare i problemi gravi e seri degli individui. Significa avere una prospettiva diversa degli stessi e cercare diverse soluzioni. Più umane. La psichiatria moderna e passata non si è occupata mai effettivamente di risolvere il disagio ed i problemi relazionali di un individuo sofferente, ma si è limitata ad escludere la persona in questione dal contesto in cui vive per togliere la sua fastidiosa ed ingombrante presenza che “turbava” il quieto vivere di una collettività. Qualcuno ha dimostrato di poter fare diversamente, come il dottore Giorgio Antonucci, con il lavoro di tutta una vita.

Penso che comunque la mente umana rimanga ancora un grande mistero al pari di quello di Dio. Non so a cosa mi porterà la sofferenza, ma fino ad ora ho scelto e scelgo di affrontarla accanto alle persone che amo e che mi amano. Chiederò aiuto, ma non al mago, nè allo psichiatra, nè al prete.

Se qualcuno crede di averne avuto dei benefici da costoro buon per lui. A patto di non cadere nel fanatismo.

Nuove streghe da bruciare sull’altare della ragione, ancora una volta vittime innocenti della nostra stupidità.

Lucia Maria Catena Amato

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